I nuovi schiavi sono adolescenti e nel mondo si contano a milioni


 Duecentoventi anni fa la prima rivolta per l'abolizione della schiavitù, a Santo Domingo. Per celebrare la ricorrenza, a cui anche l'Onu dedica una giornata, Save the Children ha pubblicato un dossier in collaborazione con l'associazione On the Road. La storia di Blessing e di altri ragazzi truffati e sfruttati da "liberi imprenditori" che per fortuna a volte vengono smascherati




ROMA - Nella notte tra il 22 e il 23 agosto 1791, a Santo Domingo, vi fu la prima rivolta che condusse, lentamente, all'abolizione della schiavitù. A leggere il Dossier "I piccoli schiavi invisibili", pubblicato da Save the Children 1 in collaborazione con l'Associazione On the Road 2 proprio in occasione della Giornata ONU in ricordo della Schiavitù e della sua abrogazione, 23 agosto, sembra essere tornati indietro di 220 anni. I nuovi schiavi nel mondo occidentale, sono in costante aumento. A differenza di alcuni secoli fa, non ce li andiamo a prendere noi. Con l'inganno, la coercizione, le false promesse, vengono loro e compongono una moltitudine che, solo in Italia, conta, solo per quanto riguardo lo sfruttamento sessuale, tra le 19.000 e le 24.000 unità. Con una forza lavoro minorile pari al 10%.

La storia di Blessing. Si conoscono di rado storie come quella di Blessing, una ragazzina nigeriana portata in Europa, secondo il più classico dei cliché, con la promessa di farne una baby sitter, e buttata sulla Statale 16 il giorno dopo aver messo piede in Italia. Sì perché Blessing, dopo sei mesi di lavoro "h-24" sulla strada, a cercare un'ora di riposo al giorno su un materasso in mezzo ai canneti, torturata, vessata, minacciata a suon di pugni o riti woo-do, ha detto basta. È scappata fingendo di muovere due passi nel cortile dell'appartamento di una quarantina di metri quadri che ospitava altre sette ragazze. "Quando ho capito che ero incinta del mio bambino, ho sentito dentro di me una forza irresistibile". Ha lasciato le sue quattro povere cose ed è entrata in una chiesa della zona che l'ha presa in custodia.

Le vanno a cercare una ad una. Blessing, nonostante la sua giovanissima età, ha una forza di volontà fuori dal normale. Ma senza il sostegno di un'associazione come On The Road 3, non avrebbe potuto molto. "Pattugliamo due volte a settimana le strade abruzzesi e marchigiane dove lavorano le ragazze - spiega Vincenzo Castelli, presidente di On the Road - informiamo, provvediamo assistenza sanitaria, legale e facciamo sapere che ci siamo". Nella zona l'associazione gode di ottima fama e si pone come riferimento straordinariamente importante per tutte le vittime di tratta. Samuela Bruni, una delle due operatrici che con cadenza bisettimanale percorre a piedi statali e provinciali per il contatto diretto con le forzate del sesso a pagamento, racconta che ad ogni uscita, specie d'estate, lei e la collega incontrano cinque o sei nuove ragazze. Un ricambio continuo e sempre nuove riserve per un mercato che non conosce crisi.

Sono 3 milioni tra 14 e 17 anni. Arrotondando per difetto data l'enorme difficoltà di censimento, l'OIM, Organizzazione Internazionale delle Migrazioni 4, sostiene che ci sono al mondo ogni anno almeno 3 milioni di esseri umani "reclutatati o costretti a spostamenti attraverso l'inganno o la coercizione allo scopo di sfruttarne il corpo o parti di esso". La prostituzione femminile assorbe gran parte del mercato. Ma dietro il termine di tratta si celano fenomeni spaventosi che compongono il mosaico dello schiavismo del XXI secolo. Vendita di organi, lavori forzati non retribuiti o con paghe da Rivoluzione Industriale, obbligo all'accattonaggio, privazione delle libertà minimali. Il traffico di esseri umani ha al suo attivo un fatturato annuo di oltre 30 miliardi di dollari. Ogni vittima frutta circa 68.000 dollari netti all'anno. Dopo droga e armi, è il mercato criminale più rimunerativo. Inutile aggiungere che l'enorme mostro che inghiotte vittime senza sosta, non si intenerisce: 8 persone trafficate su 10 sono bambini, in un'età compresa tra i 14 e i 17 anni.

Certe forme di "libertà d'impresa". Nata nel 1990 come semplice associazione di volontariato, On the Road è oggi una delle ONLUS più impegnate nel contrasto della tratta. Dopo un periodo di presenza sulla strada e di accoglienza in mini residenze a donne vittime di traffico sessuale, ha ampliato il raggio d'azione nell'agghiacciante universo dei nuovi schiavi. Ora, nelle regioni di Marche Abruzzo e Molise, rivolge la sua attenzione al fenomeno dello sfruttamento sul lavoro, al traffico di organi, alle adozioni internazionali illegali, alla violenza sulle donne. "È una realtà in crescita - dice Castelli - che nella crisi economica globale, trova nuovo alimento. Neanche un mese fa, siamo intervenuti in una fattoria in Molise. C'erano alcuni ragazzi, tutti indiani, tra i 18 e i 20 anni. Uscivano un'ora al giorno per fare un po' di spesa, per il resto vivevano chiusi dentro le stalle, lavorando fino a 18 ore al giorno. Una delle ragazze era stata anche abusata; gli altri erano in pessime condizioni di salute". L'azienda che li "impiegava" li aveva reclutati attraverso una rete che organizza tutto: il contatto in patria, l'assicurazione di un contratto da mille euro mensili e un permesso si soggiorno, ma solo dopo aver consegnato il loro passaporto. Il primo mese li avevano pagati qualche centinaio d'euro; il secondo cento; dal terzo in poi, solo un po' di vitto e il ricatto di darli in pasto alla polizia, come clandestini.

Le richieste di risarcimento. L'Italia è il Paese in Europa con il numero più alto di arresti e processi per reati di tratta e correlati. Ed è proprio per questo che l'associazione è in prima fila nella lotta per il risarcimento del danno. Così come per le vittime di mafia, l'ordinamento europeo prevede una compensazione a tutti coloro che sono stati trafficati, da pagare attraverso gli ingenti patrimoni sottratti alle reti criminali alla base del fenomeno. "Siamo tra i pochi a poter vantare l'ottenimento di qualche risarcimento a vittime di tratta da noi assistite - spiega Michela Manente, uno dei legali dell'associazione - non perché siamo più bravi, semplicemente perché siamo tra le poche organizzazioni che perseguono pervicacemente le vie legali con ogni strumento a disposizione".

Le ricchezze sequestrate. L'obiettivo è quello di utilizzare le enormi ricchezze sequestrate, oltre che per l'indennizzo alle vittime, per sostenere le associazioni che si occupano di contrasto alla tratta. I tagli nel sociale degli ultimi tempi, infatti, si abbattono come mannaia sulle ONLUS e gli enti impegnati in questo settore. Nel 2010 hanno determinato la chiusura delle 14 postazioni locali del numero verde anti-tratta, mentre entro il 2013 condurranno a una drammatica contrazione degli stanziamenti destinati alle attività di assistenza alle vittime di queste nuove forme di schiavismo. Senza un freno all'ormai consueta emorragia dei fondi, la bellissima storia di Blessing da rara, rischia di divenire unica.

Fonte : Repubblica.it

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