La nostra storia (1°parte)


La scalata !!
Era un mercoledì......, erano i giorni delle vacanze di Natale 2005..
Io e B. ritornavamo dalla montagna in camper, erano diversi mesi che
fantasticavamo sul fatto di depositare la domanda di adozione.
Quel giorno, faceva caldo c'era una giornata di sole stupenda, la sera prima avevamo deciso che al rientro saremmo andati al tribunale dei minori di Torino......non ce l'abbiamo fatta, siamo rientrati prima del previsto per correre al tribunale ed abbiamo trovato una simpatica signora che ci ha dato tutte le informazioni per partire con l'iter adottivo.
Siamo corsi a casa, abbiamo stampato la documentazione che mancava, comprese le fototessere e l'autorizzazione dei genitori e siamo rientrati a consegnare il tutto. Che emozione !!!! Era fatta sembrava di aver già superato il primo gradino di quella scala lunga un'eternità. Ci avevano fissato la data per l'incontro con il giudice, dopo 5 lunghissimi mesi, ma non era quello il problema, sembrava molto più importante frequentare il corso formativo della regione Piemonte, affrontare gli psicologi e gli assistenti sociali che avrebbero dovuto valutare la nostra capacità genitoriale.
Non senza difficoltà riusciamo a preparare tutti gli esami medici e le analisi che ci avevano chiesto, durante le stesse vacanze di Natale. A Gennaio partecipammo agli incontri della regione per la preparazione all'adozione, due giorni di neve, Torino era sommersa ovattata come l'atmosfera che si era creata in questo istituto dove ci eravamo riuniti. Due giorni bellissimi carichi d’emozioni perchè tante erano le emozioni in gioco, ma sopratutto erano tante le persone che condividevano le stesse nostre emozioni, prima di quel giorno non avevamo conosciuto nessun altro potenziale genitore adottivo, ci sembrava di cercare un ago in un pagliaio, ed invece no, eravamo tanti, stretti dalla stessa volontà di dare affetto ed amore incondizionato ad un pargolo che forse era già lì che aspettava, da qualche parte nel mondo. Quei giorni ci hanno messo il turbo, se prima eravamo determinati, da quel giorno in poi lo eravamo dieci volte di più. Nel mese di marzo arriva finalmente la chiamata da parte dell'assistente sociale, la quale ci fissa gli appuntamenti con lei e la psicologa. Oggi siamo contenti di aver avuto quelle fantastiche persone a valutarci, ma abbiamo temuto tanto di non essere all'altezza della situazione, questo perchè leggevamo nei vari forum, storie assurde di gente che sosteneva di avere dei requisiti che non sono stati valorizzati, oppure di persone che hanno incontrato dei valutatori impossibili che cercavano di sviare le coppie e non ultimo abbiamo conosciuto coppie che a parer nostro potevano essere degli ottimi genitori ed invece..... E' fatta, abbiamo finito gli incontri, come sarà andata ?? B. chiamava in continuazione l'assistente sociale per carpire qualche informazione, fino a quando quest'ultima non ci ha fatto un'iniezione di fiducia rassicurandoci sul fatto che avevamo poco da temere, perchè la relazione era positivissima, ringraziammo infinitamente, avevamo superato un'altro gradino di quella fatidica scala. Ora non ci rimaneva che aspettare il 28 giugno 2006 data in cui ci saremmo presentati al giudice. Cosa dirà ? La penserà come l'assistente sociale e la psicologa ?
Quella mattina ricordo che aspettavamo fuori dalla porta dell'ufficio del giudice, calcolando quanto tempo passava tra un colloquio e l'altro. Entra la coppia che ci precedeva, ci guardiamo e pensiamo....è ora, i prossimi siamo noi, come se da quel momento in poi saremmo diventate altre persone. Il giudice ci saluta invitandoci ad entrare, ci fà accomodare ed inizia a scrivere. Dopo pochi istanti ci pone alcune domande, molto simili a quelle a cui avevamo già risposto in precedenza all'assistente sociale.
Rilegge la relazione, e ci saluta, facendo trapelare un filo di ottimismo, al quale ci siamo aggrappati nell'attesa del responso sulla nostra idoneità. Una coppia che nel frattempo avevamo conosciuto e che aveva sostenuto l'incontro con il giudice nello stesso nostro giorno, ci invita a casa loro per uno scambio di opinioni, ma sopratutto di emozioni, accettiamo di buon grado e passiamo insieme a loro una bella giornata. Ci sembrano simpatici, ci teniamo in contatto per sapere quando e chi riceve prima la telefonata.
Da li a pochi giorni, che a noi sono sembrati comunque eterni, ci arriva la fatidica telefonata, bè veramente la facciamo noi visto che non stavamo nella pelle, che l'idoneità ci è stata accordata per l'adozione internazionale e per un solo figlio visto che eravamo alla prima esperienza adottiva e perchè il tribunale di torino non è di manica larga. Un'altro gradino era superato... Subito comunichiamo alla coppia di amici l'immensa gioia che in quel momento provavamo e speravamo che anche per loro ci fossero notizie confortanti, ma ahimè non c'era nulla ancora per cui essere contenti. Iniziamo immediatamente a ricordare i discorsi fattici dai vari enti per gettarci su quello che ci ispirava più garanzie in termini di affidabilità, tempo e danaro. Ma quando meno ce lo aspettavamo, leggiamo su alcuni forum che un ente (di cui non farò il nome) aveva aperto da pochissimo con il nepal, fissiamo un' appuntamento dal quale uscimmo avendo depositato il nostro mandato, da quel momento nostro figlio aveva preso delle forme, sarebbe stato nepalese.
Corri a raccogliere informazioni, il nepal ....dove si trova? ricerca su internet gli usi i costumi di questo meraviglioso popolo, stupendo immerso nel cuore dell’oriente meridionale a ridosso di tibet,india e cina. Iniziammo a frequentare una delle due coppie che insieme a noi aveva depositato il mandato in quell’associazione, in seguito, durante i corsi di preparazione all’adozione in questo stupendo paese, abbiamo rivisto l’altra coppia, quindi eravamo tre coppie di torino e dintorni.
Tre incontri sarebbero stati quelli tenuti a Firenze sede centrale dell’associazione, sembrava il numero perfetto. Conosciamo anche altre famiglie che avevano intrapreso il percorso prima di noi, che quindi erano già stati per il primo viaggio in nepal, visto che i viaggi sarebbero stati due…purtroppo. Ci siamo, abbiamo finito il corso e sembra che tutto proceda per il meglio. Ad un certo punto pochi giorni prima di Natale 2006, ci arriva via mail la comunicazione che delle sette famiglie quali eravamo, quattro avevano ricevuto il più bel regalo di Natale, un abbinamento, naturalmente non potevamo essere noi, ma eravamo superfelici per queste meravigliose famiglie che conoscevamo, e poi perché rimanevamo solo più noi piemontesi. Indescrivibile, quello che prima di quel momento ci sembrava essere un percorso ancora lunghissimo, diventò un piccolo passo al coronamento dei nostri sogni, una creatura di cui occuparsi, a cui donare le nostre attenzioni e le nostre cure, un bimbo nostro da educare ed amare.
Questo era il gradino quasi alla sommità della scala, ora eravamo proprio vicini ad annusare l’odore dei sogni. A Febbraio 2007, mi trovavo al lavoro come pure B., quando presi dai nostri quotidiani impegni, forse in uno di quei momenti in cui non ci si aspetta niente di buono, quando mi chiama B. e mi comunica che una delle fatidiche tre coppie tra cui noi, aveva ricevuto una chiamata dall’ente che chiedeva di fissare un’ appuntamento per discutere alcuni argomenti. ERA LA CHIAMATA PER L’ABBINAMENTO ne eravamo certi, si vabè ma noi ?? Corro in ufficio raccatto il cellulare, e... una chiamata non risposta, oh Dio mio ascolto il messaggio in segreteria da un’orecchio mentre con l’altro apparecchio dell’ufficio descrivo la comunicazione a B., primo messaggio... niente era un amico, secondo messaggio ...panico, era l’ente che voleva fissare un’appuntamento anche con noi, da lì in avanti abbiamo iniziato a camminare un metro sopra il pavimento tutto di passava attraverso senza neanche toccarci, eravamo concentrati solo ed esclusivamente alla data dell’incontro, che era stata fissata cinque giorni dopo, lunghi quasi quanto tutta l’attesa fino a quel momento.
continua ...

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